Perché questo blog non è sui social

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Non è facile scrivere di quest’argomento senza dare l’impressione di essere un complottista, un catastrofista o qualsiasi altro -ista con cui possiamo bollare chiunque inviti ad un uso prudente di una tecnologia di cui possiamo dire che stiamo perdendo il controllo. Ciò nonostante, penso che valga la pena di spenderci due parole. Ho ricevuto alcune e-mail da visitatori che consigliavano di aprire una pagina e/o un gruppo su Facebook di questo blog per aumentarne la visibilità. Probabilmente non mi seguono da abbastanza tempo da sapere che inizialmente una pagina c’era, ma che è chiusa già da anni e con essa se n’è andata l’integrazione con i social (bottoni “Mi piace” e “Condividi”), l’integrazione con Google Analytics e credo che presto spariranno anche le stellette di valutazione. Vi spiego il perché.

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Un’app per seguire gli spostamenti? Anche no.

Mappa - grazie a pixel2013 da pixabay

Non è nuova l’ipotesi che la cosiddetta fase 2 della gestione dell’emergenza COVID-19 preveda l’obbligo per chi intende uscire di casa dell’utilizzo di un’applicazione che tracci, registri e comunichi alle autorità i nostri spostamenti. Non amo scrivere articoli che trattino argomenti politici ma, com’è accaduto in qualche rara occasione, vorrei esprimere il mio personale parere su questo tema in cui s’intrecciano politica, tecnologia e protezione del diritto alla riservatezza.

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Navigazione Web: come nascondere le impronte digitali

Immagine di TheDigitalWay da Pixabay

Si sa, ormai Internet è un grosso mercato in cui tutti i venditori urlano per cercare di strappare i clienti alla concorrenza e la sfida non è più quella di offrire prodotti migliori, quanto quella di mostrare l’inserzione giusta ai potenziali acquirenti giusti. Una volta, questo si faceva coi cookie, ma il loro abuso e la conseguente legge europea che ha imposto quel fastidioso messaggio su praticamente tutti i siti ha posto un freno al loro impiego. Ma possono le agenzie pubblicitarie rinunciare a schedarci e rassegnarsi a campagne meno aggressive? Figuriamoci. Così, è nato un modo più furbo ed efficace per tracciare la navigazione degli utenti: i cosiddetti Fingerprint – impronte digitali.

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