Il mondo si evolve in fretta, non c’è dubbio. Quando le unità ottiche hanno iniziato a sparire dai portatili ho pensato che fosse un trattamento riservato ai modelli più sottili e leggeri, ma mai avrei pensato che la gente smettesse così presto di sentirne la mancanza. La grande disponibilità di servizi di streaming dei contenuti hanno diminuito di molto la circolazione di CD, DVD e Blu Ray (quest’ultimo formato rimasto poco più di una nicchia per appassionati, visti anche i costi di supporti e apparecchi). Se le cose stanno così, perché andare controcorrente? Vorrei darvi alcuni motivi.
- Per prima cosa ci siamo già passati. All’inizio degli anni ’80 il CD ha iniziato a diffondersi prima in alternativa agli LP, poi loro sostituzione. Ma gli appassionati del disco in vinile non hanno mai smesso di andare a cercarli e quella che per anni è stata un’attività di nicchia è tornata ad essere di tendenza a metà degli anni 2000, al punto che paradossalmente oggi è più facile trovare vinili che CD. In misura minore, sta accadendo lo stesso per le musicassette, praticamente scomparse mentre il vinile tornava di moda, ma rivalutate oggi nel mondo alternativo, al punto che persino Vasco Rossi nel 2021 ha deciso di stampare il suo album “Siamo qui” in CD, LP e cassetta. Tanto vale saltare la fase di oblio.
- C’è il fattore trappola, lo stesso dei software gratuiti ma non liberi, com’è stato per Flash: cosa succede se il servizio di streaming scompare? Non è una cosa così improbabile. Una volta si diceva di alcune aziende che erano “troppo grandi per fallire”, mentre oggi sappiamo che “più sono grandi e più forte è il tonfo”. Con la fine di un servizio digitale o di una casa di distribuzione possono sparire i contenuti acquistati o un titolo raro può divenire molto difficile da trovare. Lo stesso succede se una piattaforma ritira un prodotto per qualsiasi motivo (beghe contrattuali, opere che invecchiano male sia per i contenuti non più attuali, sia per il problema del politicamente corretto).
- Tanta spesa e niente in mano. Paghiamo 4, 8, 18€ al mese di Netflix, Disney+ e chissà che altro e possiamo guardare un film o ascoltare una canzone quanto vogliamo, ma per continuare a fruire dei contenuti dobbiamo continuare a pagare. Un CD o un DVD si pagano una volta sola e rimangono.
- Collezionismo. Non so bene come funzioni oggi, ma una volta ci piaceva avere una libreria ricca dei nostri titoli preferiti. Un fan di un gruppo collezionava i suoi CD, DVD e supporti video. Al suo compleanno sapevamo che un disco era sempre un’ottima scelta. Mi sorprende che non si consideri più quest’aspetto un po’ romantico della vita.
- La qualità. I film sono disponibili anche a definizioni altissime sulle piattaforme, vero, ma non sono certo che sia così per la musica. Le canzoni su Youtube hanno spesso qualità da MP3 e quelle su Spotify sono comunque vittime della guerra dei volumi (problema che purtroppo affligge anche gli album fisici, specie nelle prime stampe). Se si può, ascoltare una bella canzone ben registrata su un buon impianto stereo è tutta un’altra esperienza.
- Traffico di rete. Forse qualcuno troverà quest’aspetto meno interessante, ma non è così banale. I servizi di streaming generano traffico superfluo nella rete. Come risultato, inseguiamo reti sempre più veloci che richiedono continue modifiche agli impianti e aggiornamenti che gravano sui prezzi finali ed anche sull’ecosostenibilità del progresso. Fabbricare un DVD ha anch’esso il suo impatto, ma una volta in casa non genera traffico continuo.