High Score: recensione della serie

Apro Netflix e cosa mi trovo davanti? La locandina di una nuova docuserie chiamata High Score. Lo stile mi riporta subito alla mia infanzia e a tutti i giochi per PC che l’hanno accompagnata ai tempi del DOS, così inizio a guardarla e la finisco tutta d’un fiato. Butto giù qui una recensione a caldo in caso qualcuno si stia chiedendo se valga la pena di vederla.

La serie è composta da soli 6 episodi, classificandosi come miniserie. Ciascun episodio ripercorre una specifica tappa dell’era dei videogiochi.

Tutto inizia con un preludio di quella che sarà la crisi del settore dopo il primo fortunato periodo delle sale giochi e delle consolle per casa: le parole di Howard Scott Warshaw, programmatore dello sfortunato gioco E.T. L’extraterreste che portò Atari alla rovina. Dopo l’introduzione, ci godiamo un’intervista al programmatore di Space Invaders. Proseguendo, s’intrecciano le storie di altri pionieri dell’industria dei videogiochi come Dough Macrae e Steve Golson che hanno fatto fortuna con le loro modifiche ai cabinati di Missile Command e Pac-Man, divenuti rispettivamente Super Missle Attack e Mrs. Pac-Man, ma anche di giocatori incalliti come Rebecca Heineman che hanno vinto i primi tornei mondiali di videogioco e che sono riusciti a fare della propria passione un mestiere. Scopriremo la storia dimenticata di Jerry Lawson che inventò le console a cartucce e, proseguendo, il periodo d’oro della Nintendo e la concorrenza di Sega per approdare a nuovi generi come le avventure (prima testuali e poi grafiche), lo sport, i picchiatutto e gli sparatutto. Notevoli a questo proposito le interviste ai creatori di Street Fighter, Mortal Kombat e della ID con i suoi celebri Wolfenstein 3D e Doom. Ogni parte del racconto è arricchita da animazioni a tema gioco-retrò che rendono il tutto più gradevole da seguire.

Di seguito la lista degli episodi con un riassunto dell’argomento.

  1. Il boom e la crisi. Si parla degli anni d’oro dei videogiochi: i cabinati, le sale e le prime consolle, fino alle scelte sfortunate che hanno ridimensionato di molto l’industria che vi ruotava attorno.
  2. La rinascita. L’arrivo della Nintendo, i successi di Donkey Kong e Super Mario ed i primi tornei organizzati dalla casa giapponese.
  3. Giochi di ruolo. Veniamo a sapere che le prime avventure elettroniche, inizialmente testuali e poi evolute in giochi dalla grafica sempre più avanzata, si sono ispirate ai giochi da tavolo come Dungeons & Dragons, per poi prendere una strada più autonoma.
  4. E guerra sia. La nascita dei giochi a tema sportivo, con tutte le difficoltà di programmare sfide influenzate da tantissime variabili come sono le partite di calcio. Scopriamo anche come nasce Sega con la sua mascotte Sonic, in concorrenza con un colosso come Nintendo.
  5. Fight! La genesi di Street Fighter 2 e un’escursione sul set in cui prendevano vita le mosse di Mortal Kombat, ma anche le controversie sulla violenza contenuta.
  6. Il livello successivo. Conosciamo qui i primi visionari che hanno reso possibili i giochi in 3D, persino su hardware che non era stato affatto progettato per lo scopo, come i Gameboy della Nintendo. Scopriamo come questo ed altro hanno portato all’arrivo di Wolfenstein 3D e di Doom, che ha dato origine anche alle sfide multigiocatore in rete.

Concludendo con le mie impressioni personali, è stato bello scoprire cosa c’è stato dietro alcuni dei giochi che hanno accompagnato tante ore della mia vita. Non avrei mai pensato che in qualche modo ci fosse un legame fra Dangerous Dave e Doom. Mi ha impressionato rivedere anche quel dibattito sulla dannosità della violenza presente in alcuni giochi, dibattito che alla luce del fatto che la mia generazione non ha visto un’esplosione della criminalità rispetto alla precedente potremmo definire concluso, anche se non del tutto sopito. La serie nel suo complesso è piacevole da vedere e mai noiosa. Concepita come miniserie, posso sperare comunque in una seconda stagione, anche perché restano tappe da raccontare ed approfondimenti da fare. Un’idea potrebbe essere quella di approfondire l’episodio della sepoltura dei videogiochi Atari, che mi pare non sia stato menzionato.

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