
Negli ultimi anni, la navigazione web è diventata un percorso a ostacoli.
Non per la qualità dei contenuti, che comunque non è un granché, ma per l’invasione dei banner di consenso ai cookie, specialmente per chi come me non salva la cronologia e dunque nemmeno le preferenze. Ogni clic è preceduto da una scelta: accetta, rifiuta, personalizza. Un rituale che ha perso ogni significato. Come ha detto l’avvocato Peter Craddock, esperto di protezione dei dati: “Troppo consenso uccide il consenso”.
Il problema: consenso ridotto a formalità
La Direttiva e-Privacy del 2009, nata per tutelare la riservatezza degli utenti, ha imposto l’obbligo di informare e ottenere il consenso per l’uso dei cookie. Ma oggi, la maggior parte degli utenti clicca “accetta tutto” senza leggere nulla. Il risultato? Un sistema che genera frustrazione, riduce la consapevolezza e ostacola la fluidità dell’esperienza online.
La proposta dell’UE: gestire i cookie dal browser
La Commissione Europea ha annunciato una riforma radicale, che sarà inclusa nel nuovo “Pacchetto Omnibus Digitale”: spostare la gestione del consenso direttamente sul browser o sul dispositivo dell’utente. In questo modo, le preferenze verrebbero impostate una volta sola e applicate automaticamente durante la navigazione. Addio ai banner, benvenuta semplicità.
L’idea non è nuovissima ed in effetti bisognava pensarci già da subito, invece di adottare la sciatta soluzione dei popup che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.
Qualche anno fa si è prospettato un internet senza cookie dal 2024 e io vi ho mostrato che tecnicamente sarebbe già possibile, pur con qualche difficoltà. La previsione non si è avverata: in fondo, perché privarsi di quella che è una funzionalità tanto semplice quanto utile?
Un passo oltre: tipizzare i cookie
Nello stesso articolo proponevo esattamente quello che la Commisione Europea vuole fare: spostare la gestione delle autorizzazioni sul browser, così che la scelta la si farebbe una volta sola e ci si potrebbe godere una navigazione senza interruzioni.
La mia idea andava un pochino più nel dettaglio, introducendo l’idea di tipizzare i cookie. Vi spiego come funzionerebbe:
- Tipizzazione dei cookie: ogni cookie deve dichiarare il proprio tipo (sessione, tecnico, statistico, marketing, ecc.).
- Preferenze salvate nel browser: l’utente imposta una volta per tutte quali tipi accettare, con eventuali eccezioni.
- Filtraggio automatico: il browser scarta i cookie non conformi alle preferenze.
- Sanzioni per uso scorretto: come già previsto dal GDPR, chi abusa dei cookie resta punibile.
I vantaggi
- Navigazione più fluida e meno invasiva.
- Maggiore controllo e consapevolezza per l’utente.
- Meno oneri tecnici e legali per i gestori dei siti.
- Un sistema più trasparente e sostenibile.
Conclusione
La riforma proposta dalla Commissione Europea è un passo nella giusta direzione, ma per renderla davvero efficace serve un approccio strutturato e tecnologicamente integrato. Tipizzare i cookie e delegare la gestione al browser non è solo una semplificazione: è un’evoluzione necessaria per restituire dignità al consenso e fluidità alla rete.